L’agenzia di rating Standard & Poor’s attacca la SNB, ovvero la Banca Centrale svizzera (Swiss National Bank). Secondo S&P, nei primi sette mesi del 2012, l’istituto centrale elvetico avrebbe acquistato circa 80 miliardi di euro di titoli di stato di paesi “core” della zona euro, ovvero di Germania, Olanda, Francia, Finlandia e Austria. Secondo l’agenzia la SNB avrebbe così contribuito ad alimentare le forti pressioni sugli spread sovrani, offrendo un vantaggio competitivo ai pesi core europei sotto forma di bassi tassi di interesse.
Dal fronte elvetico la replica non si è fatta attendere. In un comunicato, la SNB ha dichiarato che l’agenzia di rating “ignora il notevole incremento dei depositi della SNB presso le altre banche centrali ed istituzioni internazionali. La conclusione a cui arriva S&P contiene un errore fondamentale ed è priva di fondamento”. L’agenzia ha sottolineato che gli acquisti fatti dalla SNB da gennaio a luglio 2012 hanno toccato quasi il 48% dei bisogni di finanziamento del settore pubblico dei paesi “core” coperti con obbligazioni.
Inoltre, secondo S&P, negli ultimi anni la crisi del debito europeo avrebbe generato forti flussi di capitale in entrata nelle banche svizzere provenienti soprattutto dai paesi periferici europei come la Grecia e la Spagna, portando così a una fuga di depositi da questi paesi.
La SNB è da un anno protagonista sui mercati valutari per aver definito il peg tra euro e franco svizzero a 1,20. Da allora la SNB ha fatto incetta di valuta estera per mantenere stabile il cambio sopra 1,20 (ora siamo a 1,21 circa, ndr) e le riserve valutarie sono volate sopra 400 miliardi di franchi (70% del pil svizzero). A fine giugno scorso la SNB è diventata la sesta potenza mondiale in termini di riserve valutarie.