Separazione Poste Italiane e ipotesi quotazione in Borsa

Sono ormai diversi anni che periodicamente si torna a parlare della possibile separazione di BancoPosta da Poste Italiane, al fine di vendere la divisione creditizia e di farne definitivamente uscire lo Stato. A riportare nuovamente a galla l’ipotesi è stato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che nel corso di un’audizione parlamentare è nuovamente tornato a parlare della questione annunciando che sul suo tavolo c’è anche questo dossier.

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La questione però è tutt’altro che semplice. Prima di tutto perché per attuare la separazione sarebbe necessario separare fisicamente le due entità, cosa piuttosto complicata dal momento che condividono strutture, personale e apparecchiature tecnologiche, senza considerare che senza la divisione creditizia Poste Italiane perderebbe buona parte della sua redditività.

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A questo bisogna poi aggiungere che chi comprerebbe una singola divisione di quello che è l’intero impero delle Poste Italiane, potrebbe ben presto accorgersi che si tratta di un affare meno remunerativo rispetto a quanto si possa pensare.

Alla luce di questi problemi, che hanno già più volte impedito la scissione tra le due entità, si fanno largo altre ipotesi. Il piano B formulato da alcuni tecnici dello Stato prevede infatti l’ipotesi di vendita di una quota non solo di Bancoposta ma di Poste Italiane, magari attraverso un private placement presso alcuni investitori istituzionali intenzionati ad un investimento a lungo termine.

Altra possibilità sarebbe poi quella di portare in Borsa Poste Italiane, distribuendone così una quota ai piccoli investitori attraverso pacchetti frazionati.