Continuano ad aumentare le posizioni di matrice catastrofista sul destino dell’euro. Sembra, infatti, che stia tornando in auge il dilemma della sopravvivenza dell’euro nel medio-lungo periodo, nonostante sul finire di luglio scorso Mario Draghi ha fatto capire a chiare lettere che è pronto a fare tutto ciò che è necessario pur di salvare la moneta unica. Ieri, in un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, il leader del MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo, ha dichiarato che l’Italia è di fatto già fuori dall’euro, creando non poche preoccupazioni sull’l’integrità dell’eurozona.
Grillo non è l’unico a mostrare un sentimento anti-euro. Lo scorso anno in Grecia ha riscosso grande successo il partito xenofobo di matrice neo-nazista Alba Dorata, che spinge per un’uscita di Atene dall’euro. Da qualche tempo si parla molto anche di Alternativa Tedesca, un nuovo partito che non ritiene necessaria la presenza di tutti i paesi attualmente membri dell’area euro.
Tuttavia, anche alcune banche d’affari e broker iniziano a nutrire dubbi sulla sopravvivenza dell’euro. Secondo Saxo Bank, banca danese, specializzata nel trading e negli investimenti, l’euro è spacciato. Secondo Lars Seier Christensen, co-fondatore e amministratore delegato di Saxo Bank, l’euro è un “castello di sabbia” costruito senza basi per una valuta comune. Secondo l’esperto “non esiste un’economia o una politica fiscale comune, il supporto pubblico è in calo e l’impatto dell’euro su produttività e competitività è stato devastante per la maggior parte dei partecipanti”.
Christensen ritiene che la fine dell’euro sia vicina e si conretizzerà con “l’addio dei paesi ClubMed, una rottura totale o un’Eurozona a due o tre velocità”. Intanto la valuta europea resta sotto pressione sui mercati valutari: ieri il cambio euro/dollaro ha toccato il minimo più basso degli ultimi tre mesi a 1,2923 e ora sembra proiettato verso 1,2880 prima e 1,2650 poi.